Le verifiche sugli impianti biogas: il punto di vista del GSE 

Il Dott. Luca Barberis spiega le finalità ed i risultati ad oggi dell’attività sugli impianti biogas

Il “Controllo su impianto” come definito dal DM. 31 gennaio 2014 (c.d. Decreto Controlli) è l’ “attività di accertamento e riscontro, anche mediante sopralluogo, volta alla verifica della sussistenza ovvero della permanenza dei presupposti per l’erogazione degli incentivi, con particolare riguardo alla fonte utilizzata, all’entrata in esercizio, alla conformità ed al corretto funzionamento di componenti, apparecchiature, opere connesse e altre infrastrutture degli impianti e alla veridicità delle informazioni contenute in atti, documenti, attestazioni, comunicazioni e dichiarazioni forniti dal titolare dell’impianto”. 

Un’attività certamente complessa, che porta i produttori a toccare con mano una delle attività curate direttamente dal Gestore Servizi Energetici. Ma qual è il punto di vista del GSE? Quali sono le impressioni generali raccolte in anni di esperienze ispettive sugli impianti biogas?  

Abbiamo intervistato Luca Barberis, Direttore Direzione Verifiche e Ispezioni del GSE, sul tema delle verifiche ispettive nelle aziende agricole produttrici di biogas, e sull’importanza della gestione anche dal punto di vista documentale degli impianti stessi.

1. Quali sono le principali non conformità che il GSE riscontra durante le verifiche ispettive sugli impianti biogas già in esercizio?

In merito alle attività di verifica relative agli impianti di produzione da fonti rinnovabili incentivati è utile fare una premessa. I risultati sono complessivamente positivi grazie all’attenzione posta dal GSE e dagli operatori in fase di qualifica e al fatto che il riconoscimento dell’incentivo al kWh effettivamente prodotto e/o immesso in rete stimola la realizzazione di impianti performanti. Nel caso degli impianti a biogas del settore agricolo le statistiche sulle attività di controllo effettuate dal 2014 mostrano che in circa il 70% dei sopralluoghi su impianti in esercizio non sono state riscontrate difformità. La percentuale di esiti senza difformità sale al 100% per gli impianti a biogas in esercizio incentivati con i decreti del 6 luglio 2012 e del 23 giugno 2016. Questo risultato, sottolinea l’esperienza, accumulata negli anni da tutti i soggetti coinvolti nelle fasi di progettazione, autorizzazione e realizzazione, ma anche l’evoluzione della normativa e delle procedure su alcuni temi, quali la definizione della percentuale di produzione assorbita dai servizi ausiliari, su cui in passato si sono riscontrate le maggiori incertezze.

A tale proposito si rileva che i casi di controllo con difformità hanno riguardato essenzialmente il ricalcolo dell’energia netta di impianto e il consumo degli ausiliari che in alcuni casi vengono alimentati da un secondo punto di prelievo dalla rete. Più in generale, a fronte di circa 100 sopralluoghi effettuati sono 8 i casi di impianti per i quali l’attività di controllo ha avuto come esito la decadenza dagli incentivi a fronte di violazioni rilevanti ai sensi del DM 31 gennaio 2014. È   importante ricordare tuttavia che la selezione degli impianti da controllare non è effettuata dal GSE in modo puramente casuale e può essere orientata da segnalazioni esterne come in alcuni casi che hanno interessato le autorizzazioni alla realizzazione e all’esercizio degli impianti. 

2. Durante le attività di verifica, i produttori dimostrano di conoscere la storia autorizzativa, costruttiva e gestionale del loro impianto?

L’esperienza dell’attività di verifica sugli impianti a biogas mostra un ambiente dinamico e integrato nel tessuto produttivo locale. I titolari degli impianti di produzione di energia sono nella maggioranza dei casi anche imprenditori agricoli che utilizzano risorse proprie, di altri imprenditori e consorzi per alimentare i digestori. Questo implica la necessità di conoscere puntualmente tutto il processo gestionale. Nella taglia 200 – 1000 kW i produttori, che solitamente si avvalgono di professionisti per le questioni più tecniche, sono molto coinvolti nelle diverse fasi di realizzazione degli impianti e sono partecipi al relativo funzionamento. E in un contesto di grandi trasformazioni del settore elettrico ed energetico questo coinvolgimento deve esser supportato da figure tecniche qualificate in grado di accompagnare i produttori nell’attuazione di quegli investimenti necessari a prolungare la vita utile degli impianti ben oltre la scadenza del periodo di incentivazione. In tal senso il supporto di competenze tecniche adeguate apre alla possibilità di cogliere le nuove opportunità del settore quali l’erogazione di servizi di dispacciamento, la riconversione per la produzione di biometano o, come in qualche caso già accade, la fornitura di energia termica. 

3. Il GSE, prima del sopralluogo, chiede al produttore di anticipare dei documenti? Questa fase crea delle difficoltà ai produttori?

L’attività di controllo prevede un sopralluogo sull’impianto preceduto da una comunicazione di avvio del procedimento contenente un elenco di documenti da caricare sul portale informatico del GSE, possibilmente prima della data fissata per il sopralluogo. Si consideri tuttavia che nell’ambito del procedimento il GSE richiede essenzialmente documentazione tecnica o autorizzativa che è stata già prodotta per altri Enti, o che comunque fa parte della buona prassi avere nel fascicolo di impianto (autorizzazioni, schema unifilare, layout di impianto). Comunque, laddove si renda necessaria l’acquisizione di documentazione tecnica di altro tipo, si riconosce al produttore un tempo congruo per produrla.

Questa fase può creare delle difficoltà ai produttori nella misura in cui non venga effettuata correntemente una gestione della documentazione dell’impianto. Mi riferisco non solo alle fasi di autorizzazione e realizzazione, ma, in termini più ampi, a tutti gli eventi che caratterizzano la gestione e l’esercizio dell’impianto e che possono avere una rilevanza ai fini del riconoscimento dell’incentivo. 

4. Come vivono i produttori il momento della verifica ispettiva con sopralluogo del GSE? Sono pronti ad affrontarla? Cosa li spaventa di più?

Per molti produttori il sopralluogo può rappresentare la prima occasione di incontro dal vivo con il GSE, cosa che ci porta sempre a spiegare bene le modalità di svolgimento delle operazioni di controllo già in fase di notifica di avvio del procedimento. La nostra esperienza è che sia nella fase di sopralluogo che nel corso dell’istruttoria i produttori affrontano i controlli del GSE con grande attenzione e spirito collaborativo, certamente consapevoli del fatto che il riconoscimento dell’incentivo è vitale per il business plan dell’impianto. È comprensibile che per lo stesso motivo si possa essere spaventati dalla possibilità di un sopralluogo ma, riflettendoci più attentamente, si può riconoscere che l’attività di verifica rappresenta la grande opportunità di consolidare uno status di ammissione agli incentivi nonché l’ammontare di tutti gli incentivi ricevuti fino a quel momento. In tal senso è certamente utile prepararsi ad affrontare una verifica a prescindere dal fatto che questa sia stata pianificata o meno dal GSE. Per farlo bene bisogna farsi supportare da chi sia in grado di abbinare alle competenze tecniche la piena consapevolezza del ruolo del GSE che, oltre ad attuare i meccanismi di incentivazione, deve anche garantire che gli impianti di produzione da fonti rinnovabili incentivati, i cui oneri di incentivazione ricadono sulla bolletta elettrica e quindi sulla collettività, rispondano ai requisiti previsti dalla normativa.

5. Pensa che le Associazioni possano svolgere un ruolo attivo anche per aiutare i produttori ad affrontare una verifica ispettiva?

In un contesto in cui le dinamiche di trasformazione del settore elettrico incidono inevitabilmente sulla complessità della normativa, della regolazione e delle corrispondenti procedure applicative, il percorso di interlocuzione tra il GSE e le Associazioni si è rivelato molto efficace per filtrare e veicolare le richieste di chiarimenti degli operatori associati. Per comprendere l’importanza di questo supporto informativo basti pensare che, fino a qualche anno fa, si riteneva che un impianto incentivato dovesse mantenere inalterata la propria configurazione per tutta la durata dell’incentivazione. In realtà esistono delle procedure dedicate alla gestione degli interventi di manutenzione e di ammodernamento degli impianti incentivati che di fatto estendono per tutta la vita utile dell’impianto l’attività di “qualifica” del GSE. Grazie anche alla collaborazione con le associazioni dunque, siamo riusciti a trasformare l’idea radicata che la qualifica è circoscritta solo alla fase di progettazione o di entrata in esercizio dell’impianto in un processo continuo che segue la vita e l’evoluzione dell’impianto.